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La facoltà di coniare moneta era stata concessa per volontà imperiale
ai vescovi di Arezzo in data 17 giugno  1051.

Arnaldo Vescovo di Arezzo dal 1051 al 1062 riceve da  Enrico III di Franconia detto il Nero il diploma imperiare che sanciva:

“licentiam percutiendi denarios et monetae”

Doveva essere un uso comune per i vescovi, nella Toscana dei secoli XII-XIV, quello di coniare la propria moneta all’interno di possedimenti lontani dalla città sede della diocesi.

Questo costume, era  legato alla necessità di garantire ai monetieri un ambiente sicuro e protetto dalle
sollevazioni popolari e dalle faide familiari che sovente scuotevano i centri più importanti.

L’attribuzione di una parte della produzione vescovile aretina a Cortona è teorizzata da diversi studiosi .

Le prove dell’esistenza della zecca vescovile a Cortona sono confermati da atti del  1262, del vescovo Guglielmo degli Ubertini

Una ulteriore zecca fu attiva a Bibbiena a partire dal 1300