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Fu grazie ad un’opera di Oreste Brizzi “L’amanacco Aretino per l’anno 1837 ” che si diffuse la novella storica di Ippolita degli Azzi che ha come fonte la Cronica dei fatti d’Arezzo di Bartolomeo di Ser Gorello.

La fonte narra le vicende della battaglia di Campaldino in cui Arezzo ed i Ghibellini uscirono sconfitti.

Il racconto si estende anche agli eventi che seguirono la battaglia.

Dopo la battaglia la città di Arezzo resistette eroicamente all’assedio dei Fiorentini stanziati fuori dalle mura cittadine.

La difesa fu capeggiata da Ippolita degli Azzi che insieme alle altre donne della città  resistettero stoicamente.

Gli uomini valorosi erano ormai morti in battaglia, non vi erano più altra possibilità se non quella perpetrata dalle donne, uniche sopravvissute, di tentare una difesa estrema della libertà cittadina.

Il dramma lirico di Ippolita fu anche rapppresentato al teatro petrarca nel 1845.

Nella figura dell’eroina Aretina confluiscono senso dell’onore, dignità nonchè amore per la famiglia e la propria terra.

Interessante notare come il nome Ippolita rimandi alla omonima regina delle Amazzoni.

Nel Medioevo non era infrequente che fossero le donne a svolgere azioni di supporto e logistica, che spesso erano l’ultimo fronte di opposizione in caso di disfatta del contingente bellico esterno.

Dopo la vittoria di Campaldino i Fiorentini presero anche Bibbiena ed in seguito si diressero verso Arezzo  stanziandosi a sud delle città.

Secondo le cronache il campo fu stanziato non lontano dalla collina del Pionta dove assemblarono macchine belliche per l’assedio.

Secondo le fonti il giorno successivo l’inizio dell’assedio, i fiorentini lanciarono alcuni asini con la mitra da vescovo, all’interno delle mura di cinta. Il gesto fu accompagnato da grande ilarità da parte delle truppe assedianti.

La mitra era un chiaro riferimento al vescovo Guglielmino degli Ubertini ormai morto in battaglia.

Il lancio di asini e carogne di vario genere ara anche un tentativo di diffondere epidemie.

L’assedio di Arezzo durò tre settimane ed il 23 luglio i fiorentini tornaro a casa senza essere riusciti nel loro intento.

Una delle azioni intrapresa dalle donne assediade che colpì di sorpresa i fiorentin, fù una sortita notturna in cui furono appiccati roghi alle macchine belliche.

Il sabotaggio fu perpetrato la notte del 4 luglio, notte in cui la luna piena rischiarava il campo e non fu necessario accendere torce che sarebbero state facilmente individuate dalle sentinelle nemiche.

In questo contesto infuocato si inserisce Ippolita degli Azzi nobildonna e guerriera