La flagellazione di Urbino rappresenta due scene distinte, ma connesse tra loro. Una si svolge in un interno e l’altra all’aperto.
La tavola è di dimensioni ridotte ma mostra grandi spazi inquadrati magistralmente attraverso le nascenti regole della prospettiva.
A sinistra in un spazio delineato da pareti ed un porticato è rappresentato Cristo legato alla colonna e flagellato.Sulla destra,tre uomini colloquiano in una strada caratterizzata da edifici rinascimentali ed antichi.
Nel porticato dove avviene la flagellazione nella parete di fondo si trovano due porte,quella di destra è chiusa, l’altra è aperta e lascia intravedere delle scale che lasciano presagire che l’edificio abbia un piano superiore.
Di grande complessità prospettica è il complesso disegno del pavimento, che presenta motivi a stella ed a cerchio, in un alternarsi di marmo bianco,porfido rosso e serpentino verde. Al centro della scena svetta una colonna ionica che sostiene un idolo d’oro. Alla colonna è legato Gesù. Di fianco seduto ed immobile troviamo Ponzio Pilato con lo sguardo fisso.
La scena nella flagellazione è illuminata da una luce che proviene da destra, la scena esterna è rischiarata da una luce con provenienza opposta. Nel porticato è ben chiara la presenza di una ulteriore luce che rischiara il soffitto proprio nel punto dove c’è il Cristo.Con questa doppia rappresentazione l’artista ha voluto rappresentare proprio una separazione fisica e temporale tra le due scene.
Come troviamo spesso nell’arte di Piero della Francesca le figure sono immobili, in una sorta di vita sospesa. I fustigatori appaiono irrigiditi con le braccia alzate, per colpire Gesù, il cui corpo appare di un colore perlaceo, simbolo di purezza.
Tutta questa scena ci appare in secondo piano rispetto a quanto sta accadendo all’esterno. I veri protagonisti della tavola sono quindi i due uomini all’esterno ed il giovane che si pone tra loro.Numerose sono i tentativi di identificazione dei personaggi.
Una delle letture più argomentate e che si possa trattare del : Cardinal Bessarione, Buonoconte da Montefeltro figlio di Federico e Giovanni Bacci.
In questa ottica la flagellazione si pone allora come il probabile argomento di cui stanno discutendo i tre uomini. La presenza di Giovanni Bacci che troviamo anche nella- Leggenda della Vera Croce – ad Arezzo, rappresenta quella nobiltà europea che si interroga sulla necessità di liberare Costantinopoli dai Turchi.